L’emozione
La gara sta per iniziare: ogni ciclista rimane sul tavolo con torri, re e regina, e in poche mosse si decide tutto. Ah ma oggi non vince nessuno? E perché sono tutti così carichi?
E dire che ho riconosciuto l’aria della gara appena ho visto i ciclisti, solo annusandola come se la competizione avesse un preciso odore di paura, sogno e desideri sudati e io fossi un cane da tartufo addestrato a riconoscerlo.
In un attimo il corpo riconosce quell’atmosfera, quella sensazione, e ricomincia a rilasciare epinefrina, a far salire dentro di te quell’agonismo e quella voglia di lottare che credevi sopite. Manca poco alla partenza e rimpiango di non partecipare ma di essere solo uno spettatore. Non ho vissuto il rituale pre-gara, la punzonatura, lo sfoggio della bici, sia essa di marca e costosissima, sia essa una bici d’epoca da collezione, sia essa una normale bici col cestino davanti. Mi è mancata la preparazione della bicicletta, come se stessi montando la mia arma per presentarmi in battaglia, solo che non è una guerra, dove magari rischi di morire, ma è al contrario uno dei momenti dove ti puoi sentire più vivo che mai. Mi è mancato fare la strada verso la partenza e sentire che il battito accelera lentamente ma inesorabilmente man mano che mi avvicino. Mi è mancato covare l’ovetto per la tensione, il cosiddetto “merlotto al c…(sedere)” che mi costringe ad andare in bagno 3 volte nel solo pregara. Mi è mancato vivere il “viaaaaa” gridato dallo speaker, perché io al via sono rimasto fermo e in un attimo non mi è svanita la tensione, perché da lì in poi finalmente si comincia, e rimangono solo la carica e la concentrazione.
Mi è mancato un po’ tutto. Tranne una cosa: l’emozione.
Sì perché l’emozione dei ciclisti, nel vivere una gara unica su un tratto autostradale, l’emozione della competizione lì dove non c’era, l’emozione di stare davanti ad un altro, l’emozione di tirare in salita, l’emozione di essere in gruppo, l’emozione di partecipare ad una festa con persone che condividono la stessa passione, era talmente forte che l’ho avvertita anche a distanza.
Mi è mancato tutto, tranne l’emozione. Segno tangibile di come lo sport abbia vinto un’altra volta.